Incontri Genitori 2019 – Riflessioni finali

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Riflessioni a conclusione degli Incontri Genitori 2019
di Elena Chrappan Soldavini

Quest’anno nell’invito ai tradizionali incontri sull’educazione del mese di gennaio proposti dal Centro Culturale A. Manzoni e dalla Comunità Pastorale, campeggiava la suggestiva immagine dell’”Icaro” di Matisse: un uomo, sospeso in un cielo stellato, con un punto rosso che si stacca con energia dalla sagoma nera, una macchia di colore che spicca nella sua essenzialità. Ecco, questo uomo, che nel mito pagano è destinato a cadere al suolo, in questa immagine invece è proprio sospeso, come se qualcosa gli impedisse di cadere.

Siamo stati aiutati dai tre relatori, che si sono avvicendati nelle tre serate e che ci hanno coinvolto con intelligenza, passione e grande comunicativa, nell’approfondire la sostanza di questo cuore: il nostro cuore, il cuore dei nostri figli è stato creato per la felicità e desidera che questa felicità, questo compimento del proprio desiderio esista, sia incontrabile.

Gigi De Palo, Presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, con una verve tutta “capitolina”, ci ha testimoniato la bellezza della famiglia e di come stia spendendo la sua vita per  rispondere alla sfida delle sfide “mostrare ad un figlio che la vita è bella e che vale la pena viverla pienamente. Che non è una fregatura. E che si può essere felici nonostante le difficoltà che ci saranno e che saranno tante”.

Una vita intensa, veramente spesa nel servizio, anche in politica,  illuminata da una incrollabile certezza: siamo stati oggetto di una grande Grazia e questa coscienza vissuta, questa gratitudine traspare ed educa.

Non un discorso sulla famiglia, non un elenco di regole sul matrimonio, può educare i nostri figli. Occorre, usando un termine caro a Papa Francesco, “primerear”, cioè, come nel calcio, proporre un gioco, tenere la palla, non stare in difesa, ma testimoniare un’umanità viva che si propone, certi che l’esistenza dei nostri figli può essere un capolavoro e che ogni nostro incontro, nel quotidiano, può essere occasione di annuncio.

Quel che possiamo far crescere attraverso il riverberare del nostro spenderci nella realtà è la “famiglia di famiglie” come indicava Papa Giovanni Paolo II, cioè una comunità in cui nessuno sia lasciato solo.

Don Federico Pichetto, giovane vice preside e insegnante del Liceo Statale G. Da Vigo di Rapallo, ci ha accompagnato sul tema “Educare è non aver paura di essere felici”.

Don Federico ha raccontato con grande immediatezza e vivacità  la sua vita di insegnante e l’imbattersi in ragazzi resi fragili da genitori che in qualche modo smettono di vivere e vivono la vita dei loro figli e da genitori talmente presi dalla loro vita da non vedere più la vita dei propri ragazzi.

Ma una delle cose più importanti che uno possa sperimentare nella propria vita è la domanda di essere felice. Non esiste un’altra cosa più significativa per l’esistenza umana: un desiderio spesso e volentieri sistematicamente tradito, sistematicamente mistificato, per il semplice motivo che è come se nella realtà la felicità avesse perso il suo dinamismo originale.

Essere felice è l’esperienza di un incontro e non è mai un programma. Essere felici è sempre una sorpresa e quando si sostituisce il desiderio di felicità con la programmazione  si vive tutto senza attendere nulla.

Perché l’unica cosa di cui i ragazzi hanno bisogno è di vedere un adulto alle prese con la propria vita. I ragazzi non hanno bisogno di un adulto che non sbagli, di un adulto che non li deluda. I ragazzi hanno bisogno di un adulto che vedano alle prese con la loro umanità, con la propria umanità, cioè hanno bisogno di vedere un adulto che normalmente come incontra, come vive, come guarda, ha a cuore il suo desiderio di essere felice, di essere uomo, di essere donna, di vivere la propria vita fino in fondo.

L’educazione, come la felicità, non la programmi. Accade. Don Federico ha usato un’immagine bellissima parlando dei suoi alunni, definendosi uno “spettatore privilegiato del loro cuore” e noi genitori siamo chiamati ad essere “spettatori privilegiati” di quel che il Signore opera nelle vite dei nostri figli  certi che Chi ha creato il nostro ed il loro  cuore non tradirà mai la nostra umanità.

 

Abbiamo concluso questo affascinante percorso incontrando Franco Nembrini, recentemente nominato membro del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.

Ancora una volta la toccante testimonianza di un uomo che ha preso sul serio il proprio cuore e la propria umanità: un uomo che ha visto innanzitutto tanta educazione come figlio e che ha esordito con grande decisione ricordando che il problema dell’educazione non è fuori di noi. Il problema dell’educazione siamo noi.

Un figlio, anche quando è ancora nel grembo materno, può percepire e respirare la contentezza di una mamma che percepisce la vita come positiva.

Il figlio da quando nasce impara: l’aria che respira lo educa e allora la questione è favorire quel cuore che è capace strutturalmente di stupore e gratitudine. Un cuore che grida, che chiede a noi di assicurargli  che vale la pena venire al mondo, un cuore che desidera incontrare un adulto lieto, perché solo da questa letizia vissuta può nascere l’energia per affrontare la vita e le sue prove.

Cosa fa vibrare quel punto rosso di Icaro? Un adulto contento della vita, che vede il tanto bene che c’è e che quindi ha una speranza vera da comunicare, perché abbiamo tutti bisogno di avere davvero a che fare con la verità.

Alla fine abbiamo un solo grande compito: occuparci della nostra santità, perché solo così potremo curare anche quella dei nostri figli.

Personalmente desidero comunicare la mia grande gratitudine che rivolgo alle numerosissime persone che si sono mosse nelle tre serate, veramente tante (gli stessi relatori sono rimasti colpiti dal numero di presenze) segno di un desiderio di bene per la propria vita e di quella reale “famiglia di famiglie” luogo di amicizia, speranza, misericordia  e fecondità per ognuno di noi.