Fosco Bertani
Fosco Bertani: “La pecorella ritrovata”
Mostra omaggio a Fratel Ettore
Sabato 5 maggio 2001 ore 18.00: Inaugurazione e incontro con l’artista
Mostra in esposizione dal 05 al 27 maggio 2001
Abbiamo invitato Fosco Bertani ad esporre l’ultima serie di opere dedicate a Fratel Ettore grande testimone di carità del nostro tempo. Sono trascorsi cinque anni dall’ultima mostra a Bresso e sentivamo il bisogno di reincontrarlo e riproporlo all’attenzione del pubblico. In questo tempo lo abbiamo seguito da lontano ed abbiamo “gustato” gli ultimi due cataloghi editi da Cahiers d’Art e dall’Assessorato alla cultura della provincia di Mantova in occasione rispettivamente delle personali di Lecco e di Mantova. Per la verità Fosco Bertani ha collaborato lo scorso anno con il nostro Centro Culturale per coordinare alcuni laboratori sulle tecniche dell’arte proposti, in occasione della annuale festa della nostra città, agli studenti del secondo ciclo delle scuole elementari. In particolare poi egli ha guidato una cinquantina di entusiasti allievi con le loro insegnanti alla progettazione e realizzazione di pitture ad affresco secondo la tecnica più antica utilizzando come supporto mattoni e travelloni. Si tratta di una esperienza apparentemente marginale ma che ci avvicina alla struttura profonda Bertani, grande esperto di tecniche pittoriche e appassionato educatore non solo di bimbi. Alla domanda da noi posta sul perchè di queste opere dedicate a Fratel Ettore, la risposta è stata: “perchè gli abito accanto”. Non un rapporto intelletuale ma fisico, concreto, quotidiano. La libertà espressiva dell’artista, la sua indiscussa competenza tecnica e la sua sensibilità sono venute misteriosamente in contatto con la drammatica umanità e il valore profetico di chi sa condividere il bisogno dell’uomo fino in fondo. Da questo incontro, le opere, che qui vengono esposte per la prima volta.
Piergiorgio Vianello
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Corso Isonzo, Seveso. Una via che contiene un destino. Qui, al numero 96, Fosco Bertani è arrivato nel 1995, dopo anni passati nella Padania più calma e più profonda. Lì, ad Asola, i suoi vicini di casa erano i profeti ribelli, irati e scanzonati che Girolamo Romanino aveva dipinto nella cantoria della chiesa. Qui, a Seveso, Bertani atterra tra gente che nel suo DNA ha ancora qualcosa di romaniniano. I loro volti sbucano curiosi tra le grate del cancello con lo sguardo velato di una malinconica ironia. Uomini, donne che non si agitano per il tempo che passa; che stanno attaccati a quel recinto da cui sembra vogliano evadere, ma che in realtà è diventato la loro casa di anime senza pace e senza casa. Sono i ragazzi attempati di Fratel Ettore, i vicini di casa di Bertani. Per togliersi ogni dubbio basta fare un altro passo e affacciarsi a quella scalinata che sale a quella maestosa e un po’ folle cappella che ospita la statua della Madonna di Fatima. Ha una vetrata che sembra voler essere più grande dell’edificio stesso. Come se chi l’ha costruita abbia voluto farle abbracciare tutto il mondo circostante. E poi da quella cappella esce una cosa strana, una luce si direbbe, una luce che ti accarezza, che ti scalda, che ti fa sentire a casa. A Bertani che è pittore una luce così non poteva non cambiargli la vita. E così è stato. Una luce che filtra come un bagliore silenzioso, che fascia il cuore e si impasta ai colori trasformandoli da macchie che erano in apparizioni. Come un pittore d’altri tempi Bertani ha sentito che quella vicinanza era una scommessa con un contraente e un committente. Contraente e committente pero’ erano la stessa persona: quella presenza misteriosa che aveva impastato di poesia le sue mani di pittore e che lo aveva guidato fin li, suggerendogli con discrezione l’oggetto del suo dipingere. Bertani ha obbedito com’è nella natura dei suoi quadri, miti e innamorati del reale. Eccoli sfilare con dentro l’infinita umiltà di chi, in ogni istante è pronto achinare la sua vita per essere vicino all’altro (e il gesto di Fratel Ettore che aggiusta un tubo ha la stessa dinamica, lo stesso significato di un Cristo che lava i piedi a Pietro). Eccoli sfilare con la luce tremolante che non sai se sia dono del cielo o di quella semplice sagoma bianca di Maria che si staglia sulla tela. Eccoli sfilare con quella piccola presenza bianca che si intrufola accesa di curiosità, ingenua pronta a seguire. E’ la pecora che dà il titolo a questa nostra mostra. Smarrita ma ritrovata. Ritrovata come la pittura che fa festa sui quadri di Bertani. (Novate milanese, 20 aprile 2001 Giuseppe Frangi).