Riflessioni a conclusione del ciclo di Incontri Genitori 2021
Come ogni anno, nel mese di gennaio, Il Centro Culturale A. Manzoni e la Comunità Pastorale Madonna del Pilastrello propongono una serie di incontri alle famiglie sul tema dell’educazione.
E’ stato naturale e immediato pensare al tema della speranza come cuore della proposta.
Dopo il famoso “andrà tutto bene” e i mesi difficili che tutti abbiamo vissuto, è sorto il desiderio di domandare a degli amici una testimonianza vera e viva su questo tema.
Innanzitutto attraverso i tre incontri proposti, che hanno avuto una diffusione straordinaria, abbiamo incontrato dei testimoni: non abbiamo ascoltato dei discorsi o delle teorie, ma verificato attraverso la storia, le esperienze, la carnalità della vita il bene che c’e’ e che vince, anche nella tempesta che stiamo attraversando.
Nel suo intervento Silvio Cattarina, responsabile della Comunità di recupero l’Imprevisto di Pesaro, riferisce una frase della madre: la vita non ti chiede di essere bravo in mille cose, ma di essere bravo in una cosa. Devi avere un cuore grande, perché tutto quello che desideri ti verrà grazie a questo cuore grande.
Il bello della vita è proprio questo cuore grande continua Silvio. Non contano i meriti e le capacitò: a noi e ai nostri ragazzi è chiesto di esprimere tutto il bisogno di vita che abbiamo nel cuore, un grido che può raggiungere tutti, che trasforma il quotidiano.
Se si riesce a far vibrare nella vita un grido così sanguinante di bellezza, un grido che spacca la terra, cambia corso ai fiumi, allora si supera anche la pandemia: ci si telefona, ci si scrive, ci si collega, si torna a scuola.
La speranza nasce proprio da questo incontro continuo, dalla compagnia degli amici, dalla presenza della Chiesa che ti permette di attraversare tutto, anche la fatica e la sofferenza.
E come ci hanno testimoniato Gigi De Palo e sua moglie Anna Chiara, questa speranza muove tutto nella famiglia.
Si spera a partire innanzitutto dalla bellezza di qualcosa che abbiamo ricevuto, che ci è stato donato. Possiamo sperare perché di fatto siamo stati amati senza che ce lo meritassimo e allora la famiglia diventa il luogo dove comunicare, attraverso la quotidianità, che vale la pena vivere: c’è un amore da ridare, una bellezza da restituire.
In questa tempesta tutti ci siamo sentiti un po’ ostaggio delle cose che siamo stati capaci di dire o fare con i nostri figli, con i nostri alunni.
Don Federico Pichetto ci ha testimoniato attraverso il racconto della sua fatica personale, della sua sofferenza, un punto sorgivo di speranza nella scuola e nelle nostre famiglie: la questione centrale è sempre il desiderio.
C’è un desiderio di un bene e la risposta a questo desiderio c’è.
I nostri ragazzi hanno bisogno che qualcuno che dica loro che sono attesi, qualcuno che li faccia “uscire”. Tutti noi abbiamo bisogno di un altro che ci faccia vedere che in fondo alla strada un bene c’è. Abbiamo bisogno di compagni di umanità.
Ecco in queste tre occasioni abbiamo incontrato compagni di umanità che ci hanno testimoniato la sorgente della speranza: un cuore vivo, ferito, pieno di attesa che è in cammino, certo del Bene che c’è, che è presente, che si è fatto compagno, che non ci abbandonerà mai.
Elena Chrappan Soldavini